La “Deposizione di Cristo nel sepolcro”, capolavoro inedito di Girolamo Romanino, è probabilmente il dipinto più importante comparso negli ultimi anni sul mercato italiano degli Old Masters. L’opera, un superbo olio su tela delle dimensioni di 102×80 cm, sarà posta all’incanto giovedì 27 aprile nel corso dell’asta 256 di Bertlami Fine Art.
GIROLAMO ROMANINO
(Brescia, 1484 ca. – 1566 ca.)
Deposizione di Cristo nel sepolcro
Olio su tela, 102×80 cm
Nell’anno di Bergamo e Brescia Capitali Italiane della Cultura, dal mercato dell’arte arriva l’inaspettato regalo di una sorprendente opera del tutto inedita che si aggiunge al catalogo di uno dei massimi artisti italiani del ‘500, il bresciano Girolamo Romanino.
Pubblicato nel catalogo della prossima asta di Old Masters di Bertolami Fine Art, il dipinto è un capolavoro di sicura autografia di Girolamo Romanino, punta di diamante della pittura lombarda del ‘500, protagonista eccelso e originalissimo dell’arte del tempo di Raffaello e Michelangelo, noto al pubblico degli appassionati come autore della “Cappella Sistina dei poveri”, un portentoso ciclo di affreschi sul tema della Passione di Cristo dipinto dal pittore, negli anni ’30 del ‘500, sulle pareti di una chiesa di Pisogne, piccolo centro della Val Camonica a ridosso di Brescia.
Il tardivo ma incontestato riconoscimento di un capolavoro sotto gli occhi di tutti
Tra le peculiarità che rendono il dipinto degno del massimo interesse vi è anche quella di una anomala vicenda critica. Racconta Luca Bortolotti, responsabile del dipartimento di Old Masters di Bertolami Fine Art: “Nel campo dell’arte antica le attribuzioni troppo generose si sprecano. Nel caso però di questo superbo olio su tela che già alla prima osservazione denuncia le qualità del capolavoro, le cose sono in prima battuta andate nella direzione di una sorprendente sottovalutazione. Descritto nei suoi precedenti passaggi sul mercato come opera anonima di scuola lombarda del XVI secolo, è stato di recente sottoposto dal suo attuale proprietario al giudizio, separato, dei due massimi esperti della pittura di quell’area, Alessandro Nava e Francesco Frangi, e da entrambi senza perplessità riconosciuto come opera sicura di Girolamo Romanino. Nessuna delle annose, appassionate polemiche che solitamente dividono la comunità degli studiosi in presenza di attribuzioni così importanti ha accompagnato la scoperta, data da tutti per certa”.
Nava e Frangi, quest’ultimo in procinto di pubblicare uno studio sull’opera, si mostrano inoltre concordi nel collocarla ai vertici della produzione di Romanino, il sommo maestro della felicissima congiuntura stabilitasi tra pittura veneta e pittura lombarda negli anni cui il settore orientale della Lombardia era territorio della Serenissima. Un maestro di vasta e aggiornata cultura figurativa, capace di tradurre l’influenza inevitabilmente esercitata dal magistero della coeva scena artistica veneziana in un linguaggio, assolutamente originale, di pronunciata drammaticità e scabro realismo del tutto privo di filtri idealizzanti.
GIROLAMO ROMANINO
(Brescia, 1484 ca. – 1566 ca.)
Deposizione di Cristo nel sepolcro
Particolari del volto di Giovanni Evangelista e Giuseppe d’Arimatea
Iconografia rara e caratteri tipici dello stile di Romanino
Come sempre anticlassico e anticonvenzionale, Romanino si affida in questo suo capolavoro ritrovato a una iconografia poco consueta: non la classica Deposizione dalla Croce, ma una Deposizione nel sepolcro. Il soggetto, in sintonia perfetta con l’inclinazione dell’artista verso il registro tragico, è qui magistralmente interpretato grazie all’invenzione di una claustrofobica composizione in cui le figure dei protagonisti – il corpo livido del Cristo, la Vergine stravolta dal dolore, Giovanni Evangelista e Giuseppe d’Arimatea – giganteggiano in primissimo piano compresse in una dimensione senza spazio.
Anche le fisionomie dei personaggi, le loro espressionistiche posture e la sapiente paletta cromatica appaiono tipiche dello stile di un artista che può essere considerato l’altra faccia della migliore pittura italiana del ‘500, il contraltare del suo perfetto coetaneo Raffaello, nonché il più illustre, intrigante e misterioso tra i capostipiti di quella linea realistica che sfocerà nell’arte di Caravaggio.
La Deposizione di Cristo nel sepolcro di Girolamo Romanino – un nuovo, importante tassello che si aggiunge alla nostra conoscenza dell’arte italiana del ‘500 – sarà visibile con gli altri lotti in asta sino al 26 aprile nelle sale di Palazzo Caetani Lovatelli. Un appuntamento da non perdere.
BERTOLAMI FINE ART
ASTA 256
DIPINTI, DISEGNI E UNA SELEZIONE DI SCULTURE E CORNICI
DAL XIV AL XIX SECOLO
27 aprile 2023 alle 15,00 CEST
Esposizione
21, 22, 23, 25 aprile dalle 15,00 alle 18,30
24, 26 aprile ore 10,30-13,30 / 15,00-18,30
Palazzo Caetani Lovatelli
Piazza Lovatelli,1
Roma
Ufficio stampa:
Scarlett Matassi +39 345 0825223 – info@scarlettmatassi.com